Cambiare il mondo non basta. (...). Nostro compito è anche di interpretarlo. E ciò, precisamente, per cambiare il cambiamento. Affinché il mondo non continui a cambiare senza di noi. E, alla fine, non si cambi in un mondo senza di noi.

(G. Anders, L'uomo è antiquato, Bollati Boringhieri, 1992)

... benché io non possa dire esattamente per quale motivo ciò accadde, tuttavia, ora che ripenso a tutte le circostanze, credo di poter vedere un po' più chiaro tra gli impulsi e le ragioni che mi furono presentati artificiosamente sotto vari travestimenti e mi indussero a recitare la parte che effettivamente recitai, accalappiandomi per di più con l'illusione che si trattasse di una scelta del mio libero arbitrio e della mia facoltà di giudizio.
(H. Melville, Moby Dick, trad. it. di Cesarina Minoli, Arnoldo Mondadori Editore, 1986)

-Non c'è uno che voglia difenderlo? (...) E non basterebbe questa prova per firmare già la vostra condanna?-
(A. Palazzeschi, Il Codice di Perelà, SE, 2007)

Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora io vi dirò che, nel vostro senso, io non ho patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni sono la mia patria, gli altri i miei stranieri.
(don Lorenzo Milani, Lettera ai cappellani militari che hanno sottoscritto il comunicato dell'11 febbraio 1965, in L'obbedienza non è più una virtù e gli altri scritti pubblici, a cura di C. Galeotti, Nuovi Equilibri collana Eretica 1998)

Il Mistero era risolto, perchè capiva che tutto nella vita è amore, anche il dolore, specialmente il dolore. Così alcuni minuti dopo, quando alla fine morì dissanguato, Neil era veramente meritevole di essere salvato. E Dio lo mandò comunque all'Inferno.
(T. Chiang, Storie della tua vita, Stampa Alternativa & Graffiti, 2008)

Tutto ho veduto nei giorni miei vani. C'è il giusto che perisce nonostante la sua giustizia, e l'empio che vive a lungo nonostante la sua malvagità.
(Qohèlet, 7, 15 - Bibbia di Emmaus, Torino, 1998)

- Perché, Polifemo, sei così afflitto e hai gridato così nella notte divina, e ci fai senza sonno?
Forse un mortale porta via le tue greggi, e non vuoi? Forse qualcuno ti uccide con l'inganno o la forza? -
Ad essi il forte Polifemo rispose dall'antro:
- Nessuno, amici, mi uccide con l'inganno, non con la forza -
(Odissea, Libro IX, vv. 403-408, trad. it. di G.A. Privitera, Arnoldo Mondadori Editore, 1991)

- Gilgames, dove ti affretti? Non troverai mai la vita che cerchi. Quando gli dei crearono l'uomo, gli diedero in fato la morte, ma tennero la vita per sé. Quanto a te, Gilgames, riempi il tuoi ventre di cose buone; giorno e notte, notte e giorno, danza e sii lieto, banchetta e rallegrati. Siano linde le tue vesti, nell'acqua lavati, abbi caro il fanciullino che ti tiene per mano e nel tuo amplesso rendi felice tua moglie: poiché anche questo è il fato dell'uomo -
(L'Epopea di Gilgames, a cura di N.K. Sandars, trad. it di A. Passi, Adelphi, 1992)

Il fatto che la tecnica riduca il principio di autorità non significa che allarghi o favorisca il processo democratico, anzi: la riduzione del dominio politico ad amministrazione tecnocratica priva di "oggetto"ogni formazione democratica originata dalle volontà, perché là dove i politici sono sottoposti alla costrizione oggettiva della razionalità tecnica che, come abbiamo visto, decide in anticipo sulle loro successive decisioni, alla popolazione non può che diventare indifferente quale dei gruppi dirigenti concorrenti giunge al potere, e perciò la sua funzione politica si riduce alla scelta di chi ricoprirà posizioni di potere politico, senza poter intervenire sui criteri che regolano la gestione di questo potere. (...) A questo punto la democrazia cessa di essere la norma dei sistemi politici, e la tecnica, che la sostituisce come sistema normativo, finisce con il creare seri dubbi sulla possibilità, nelle società tecnicizzate, dell'esistenza della democrazia.
(U. Galimberti, Psiche e techne, Feltrinelli Editore, 1999)

E in mezzo al mare va una barca scura che ha perso il vento
perso dalla sua vela e chi la sta aspettar la aspetta ancora
In mezzo al mare va una barca scura
In fondo al mare
In fondo al mare profondo
Ci lascio il canto mio che n0n consola per chi è partito e si è perduto al mondo
Gianmaria Testa, Una barca scura, in Da questa parte del mare (2006)